Voglio raccontarvi una piccola storia vera. Un aneddoto di questi giorni, che riguarda un amico di mio papà.
C’era una volta un piccolo ometto, berretto giallo in testa, una persona buona e semplice come poche. Una persona sola,cresciuta grazie a tanti amici che si prendevano cura di lei.Gli piaceva andare a funghi, tirare con l’arco, partecipare a manifestazioni, adunate, raduni.
Una tra queste era la gara delle zucche, dove veniva premiato chi portava la zucca più grande e più bella.
Lui aveva sempre cercato di portare quello che poteva ma, ogni anno, c’era sempre quell’agricoltore che ne piazzava una migliore della sua. Quasi il doppio. E lui ci stava un sacco male, sapete, perché quella zucca rappresentava l’orgoglio di una vita.
L’ultima sconfitta, però, lo aveva convinto a riprovarci di nuovo: così, aveva piantato semi ovunque, chiedendo a mio padre se poteva mettere qualche seme pure nell’orto della sua campagna.
Quest’ometto, che era senza patente, non poteva vedere la sua zucca che, di giorno in giorno, cresceva a dismisura. E mio papà glielo raccontava, e lui se la immaginava grande, ma così grande, che stavolta il primo premio non glielo avrebbe tolto nessuno. Chiamava mio padre ogni giorno, facendo finta di niente, chiedendo di raccontargli della sua zucca: l’acqua, la grandine….Lui voleva vederla, ma quasi si vergognava a dirlo. E se gli veniva chiesto qualcosa, diceva “ma no, ma no!”
E poi che è successo? Bè, torniamo al presente.Uno di questi giorni mio papà ha deciso di caricarlo in macchina e portarlo.Quando ha visto la sua zucca, gli si sono illuminati gli occhi. un quarto d’ora di silenzio, di ammirazione. Alla fin fine è solo una zucca, una stupidissima zucca. Ma per lui è la più bella del mondo, la più grande con cui abbia mai gareggiato. Non so se vincerà il primo premio, ma la semplicità non ha medaglia più bella.
Notte
FV