LA DEGUSTAZIONE/ Nino Franco “Riva di San Floriano 2017” Brut

In fatto di Valdobbiadene DOCG, Nino Franco è sicuramente fra le realtà più antiche e conosciute della denominazione. IMG_7819

Fondata nel 1919 da Antonio Franco con il figlio Nino, l’azienda di via Garibaldi ha iniziato un imponente processo di modernizzazione a partire dagli anni ’70 grazie alle intuizioni di Primo, che non solo ne ha migliorato gli standard qualitativi, ma ha pure portato le bollicine trevigiane nelle Americhe e in Asia.

Insomma, potremmo definire Nino Franco, tuttora enologo e responsabile della produzione, un vero e proprio pioniere del Prosecco Superiore. Una sorta di influencer attivo sul campo che, negli anni ’80, con Fausto Maculan (Breganze) e Marilisa Allegrini (Valpolicella), ha trasformato il vino, come ha lui stesso dichiarato, “da semplice alimento a prodotto edonistico”.

Primo Franco è affiancato dalla moglie Annalisa, che si occupa della gestione del lussuoso relais di Valdobbiadene “Villa Barberina”, e dalla figlia Silvia, che segue parte amministrativa e commerciale della cantina, dalla quale escono più di un milione di bottiglie.

 

Ciò che risulta subito percepibile – anzi, oseremmo dire lampante – dei Valdobbiadene (ben sette) di Nino Franco, è la forte rappresentatività.

Ciò è possibile grazie all’attento lavoro in vigna (per il quale Franco si è affidato al Preparatore d’Uva Marco Simonit), al fedelissimo gruppo di conferitori dell’area Docg e alla scelta di puntare su vini capaci di decantare alla perfezione le caratteristiche della Glera. E dunque, del Prosecco nella sua prima, vera essenza.

Dalla Riva di San Floriano – vigneto che, godendo di una esposizione particolarmente favorevole, dona al prodotto finale sentori fruttati e floreali – si ottiene un “Brut” particolare, giallo paglierino, con un perlage fine e persistente. Al naso si sentono mela e pesca, oltre a note agrumate e floreali come il glicine. Il sorso è potente, cremoso, regolato da un’acidità coerente ed equilibrata con un frutto che si mantiene vivo anche nel finale. Da gustare con gnocchi di ricotta con pesto di rucola. Potete trovare la ricetta qui.

Francesco Vigato

 

 

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