Gli enologi del futuro: Nicola Geronazzo, dalla vigna all’università nel segno del Valdobbiadene DOCG

Nicola Geronazzo è un giovane laureando in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche all’Università di Padova. Vive a Valdobbiadene e passa gran parte delle sue giornate in località Saccol, dove il vino – manco a dirlo – è di casa, in una splendida “corte”, via Case Vecchie, attorniata da vigneti, colline e casolari.

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Nicola Geronazzo

L’azienda di famiglia prende il nome dal nonno Tarcisio, Tarcisio Vedova, che negli anni ’60 decise di implementare l’attività vitivinicola iniziata dal padre Romano, prima del passaggio a Flavio, fondatore della nuova cantina, della quale è anche il factotum.
In questa realtà ormai consolidata si è ben inserito il nipote Nicola, che ha studiato alla Scuola Enologica di Conegliano e si è perfezionato fra casa, bottega, Università e scuola di potatura, perché se il lavoro in cantina è importante, quello in vigna (probabilmente) lo è ancora di più.

Pratica vinicola impreziosita dagli stage in alcune realtà importanti come Adami (Vidor) e Arianna Occhipinti (in Sicilia).

Fa parte della nidiata di giovani (futuri) enologi, Nicola. E lo fa con grande passione e voglia di prendere spunto dalle generazioni precedenti e dai colleghi più anziani, con uno sguardo attento anche al fare squadra fra coetanei, perché nell’universo Prosecco non può esistere concorrenza spietata, ma soltanto una grande comunità volonterosa di preservare, promuovere e valorizzare il proprio territorio, candidato a diventare Patrimonio Unesco.

Nel suo piccolo, il 22enne ci riesce con dei Valdobbiadene puliti e caratteristici, di approccio relativamente semplice e beverino ma pur sempre votati alla tipicità.30744055_1222082647925856_1099308162290286592_o

Il Prosecco Superiore Docg Brut (residuo zuccherino 8 g/l) “Col de Pavei”, dal nome del podere acquistato negli anni ’30 da Romano Vedova ai piedi del Cartizze, si fa apprezzare per la croccantezza della bollicina, così come per l’esilità del sorso spiccatamente agrumato, invitato da un naso che fa della frutta fresca, mela e pera su tutti, un inno al vitigno Glera.

Si arriva poi al Cartizze (tipologia Dry: residuo zuccherino 20 g/l), apprezzabile per la bella morbidezza. naso floreale e fruttato, sorso dotato di freschezza e una bella cremosità con un finale che ricorda la mandorla.

Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, Nicola Geronazzo ha tutte le carte in regola per diventare un pioniere della Valdobbiadene del futuro.

Francesco Vigato

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