Al Contadin, dove tradizione e novità formano un… Binomio vincente

I Colli Euganei: dolci rilievi di origine vulcanica, verdissimi, ricchi di fauna, erbe e fiori selvatici. Ma anche pieni di agriturismi, terrazze panoramiche e cantine.

Le cantine, appunto. Forse un po’ troppo bistrattate, se non in casi isolati, per colpa di un sistema di promozione che deve ancora essere affinato e indirizzato sulla scia delle zone vicine, soprattutto Verona e Treviso, divenute capitali del vino italiano. Come se non bastasse, in alcune guide specializzate, le aziende vitivinicole euganee vengono accorpate alle vicine realtà dei Colli Berici, togliendo così una parte di identità ai vini prodotti da Arquà Petrarca a Teolo, passando per Galzignano Terme e Vo’ Euganeo.

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Vigneti di Al Contadin

A Rovolon, poco dopo la frazione di Carbonara, c’è l’Azienda Agricola “Al Contadin” di Nadia Faggionato. Il cantiniere Gianni, che si occupa di tutta la produzione dalla vigna alla cantina, è semplicemente uno di quei personaggi che vorresti trovare più spesso nel mondo di Bacco. Perché ha passione, voglia di raccontarsi e quel filo di sana pazzia, quella che spinge, per esempio, ad associare il Tai con il Sauvignon Blanc per ottenere un Bianco Veneto a dir poco interessante, “Binomio”.

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Vini in assaggio

Gianni gestisce cinque ettari alle pendici del Monte della Madonna, allevando i vigneti con il massimo rispetto degli equilibri della natura. Nessuna vendemmia anticipata, dunque, e nessuna esasperazione dei trattamenti, «perché il vino si fa soprattutto in vigna e le mie etichette non devono fare né mal di stomaco né mal di testa»«Ma soprattutto, il vino deve rappresentare quello che sono. Insomma, in ogni bottiglia ci metto la faccia».

I vitigni coltivati sono Cabernet Franc («che spesso e volentieri non viene distinto dal Cabernet Sauvignon, eppure entrambi hanno peculiarità ben precise», osserva Gianni), Glera, Moscato, Merlot, Refosco, Marzemino Bianco e Sauvignon Blanc, «perché mi piace provare», dice, «e sfruttare le potenzialità di uve che dalle nostre parti non vengono considerate ma che possono dare risultati sorprendenti, anche grazie alla specifica conformazione del terreno».

In cantina, le botti in cemento vanno per la maggiore, perché questo materiale rappresenta, a detta non solo del produttore, il compromesso fra acciaio e legno, per ottenere vini più freschi, puliti, senza quelle “sovrastrutture” o sentori determinati dal rovere o, magari, quella durezza conferita talvolta dall’acciaio.

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Gianni e i visitatori

Ed è proprio una sensazione di grande pulizia che danno i vini di Al Contadin.

Partendo dal Cabernet Franc, con quei frutti rossi al naso, la carica leggermente balsamica e quel sentore erbaceo nel sorso, che si fa sentire ma non predomina. Passando subito ai bianchi, il Marzemino Bianco frizzante ha un naso di propoli e un sorso che ricorda il sambuco con una bella mineralità. Esile, scattante, delicato, “Settecento” si pone come alternativa perfetta a Prosecco e Serprino.

La «pazzia del cantiniere», come la chiama Gianni, è “Binomio”, un assemblaggio di Tai e Sauvignon Blanc: delicatamente aromatico ma senza quel “pis de gato” tipico del secondo vitigno, in bocca è bello secco e minerale con un finale leggermente amarognolo. Tutto da provare. 

Il tutto accompagnato da un ottimo piatto di pan biscoto e salado, simboli di convivialità e piacere di condividere competenza e passione.

Francesco Vigato

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