Vigna Vecchia, nuovo corso. Quando i giovani amano il proprio territorio

Siamo a Valnogaredo, frazione di Cinto Euganeo che apre le porte al Monte Venda. Terra di boschi, di ulivi e vigneti.

Sì, siamo sui Colli Euganei, le colline vulcaniche per eccellenza.

Niente paura, vi parlerò di vino e non di flora e fauna. Ma prima di addentrarmi nei dettagli dell’azienda visitata ieri, una premessa è d’obbligo.

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Vigneti a Valnogaredo

Ho parlato spesso, e chi conosce Vita, Calcio e Bollicine lo sa, dei vini dei Colli Euganei. Una zona a cui tengo tantissimo, la mia terra, ma che dal punto di vista enoico non mi ha mai dato grandi soddisfazioni.

L’aria, però, sta cambiando. C’è un gruppo di giovani vignaioli, enologi e commerciali che, prese le redini delle aziende di famiglia, sta cercando di tracciare la strada per questa zona stupenda e particolarmente vocata alla produzione di grandi vini. Lo sottolineo, grandi vini.

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Claudia Veronese, specializzata in Wine Marketing and Managment

Gli studi universitari e l’ambizione, la creazione di sodalizi vincenti, la collaborazione e l’amicizia fra produttori, sta delineando un nuovo panorama e una altrettanto nuova visione per le colline padovane: maggiore attenzione in vigna, minori rese per ettaro, tecnica e precisione in cantina, comunicazione accattivante.

E questo è il cammino intrapreso anche da Vigna Vecchia, piccola realtà che in Costantino Veronese ha l’anima e nella figlia Claudia il presente e il futuro.

Dieci ettari per 12 mila bottiglie, etichette che vanno dal Serprino al Fior D’Arancio, dal Rosato ai tagli bordolesi.

Costantino, mani grandi e solcate dalla fatica, racconta una storia fatta di vigne, di vino da tavola – soprattutto Moscato – e piccole produzioni per i consumatori locali.

Claudia, giovanissima, una laurea in Commercio estero e una specializzazione in Wine Marketing and Managment, ha invece la visione di chi vuole valorizzare la produzione di famiglia, ma con uno sguardo attento verso la qualità.

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Barriques

 

Qualità, appunto. Merlot, Cabernet, Carmenere, Prosecco, Serprino sono vitigni (e di conseguenza vini) il cui confine fra il “prodotto da prezzo” e la bottiglia emozionale è molto labile. Sono, tutto sommato, vini “generici”, che spesso e volentieri si perdono nel mare magnum delle grandi produzioni, talvolta dozzinali. O ancora, peggio, da dimenticare.

La volontà di valorizzare i vigneti incastonati nella valle, ventilati e particolarmente freschi nelle basi (acidità sorprendenti, nda) ha portato Claudia a cercare caratteristiche e sentori da far emergere.

In questo senso, è risultata ed è tutt’ora importante la consulenza enologica di Daniele Pizzinato, che ha portato nelle lande patavine il know how del trevigiano.

In cantina l’assaggio delle basi è illuminante. La base glera (vendemmia 2019) ha sentori di mela verde e banana, in bocca fa uscire una bella sapidità, sostenuta da un’acidità importante. La base Glera sperimentale (per l’utilizzo di un ceppo ibrido di lieviti) esalta i sentori fruttati.   

IMG_9406.jpgE ancora: il Serprino ha una sapidità spinta (ben definita e sorprendentemente diversa dalla base Glera, che dovrebbe essere lo stesso vitigno) mentre il Tai si esprime su sentori particolarmente fruttati e un sorso elegantissimo. Acidità e freschezza che ritorna nello Chardonnay, ammorbidito nelle due versioni in barrique. Interessante quello nella botte a grana media, già in smoking quello nella botte in grana fine.

Il merlot “Claudia”, che rappresenta il nuovo corso, è un idea particolarmente intrigante, mentre il Carmenere ha una bella verve di peperone che lo rende inconfondibile.IMG_9404

Se per i bianchi, il 2020 sarà l’anno della svolta, per i rossi vedremo l’evoluzione new age nei prossimi anni. La strada è tracciata: Vigna Vecchia vuole crescere e vuole ritagliarsi un posto nelle produzioni di qualità degli Euganei.

La visita si conclude con una degustazione “nostrana” (salame e formaggio) del Rosato, base raboso, prodotto lineare per tutti i giorni, Serprino, che quest’anno si evolverà e migliorerà ancora, e Cabernet Franc.

E, credetemi, è un bene che i ragazzi cresciuti a pane e Mila e Shiro (nati negli anni ’80 e ’90) vogliano spingere i Colli Euganei fuori dai confini provinciali e fuori dalle due paginette riservate nelle guide. Ed è altrettanto un bene che questo gruppetto di virtuosi, interessati al buon bere e alla valorizzazione del proprio nome, inizi a dare l’esempio ai tanti, forse ancora troppi, che sui Colli vendono (a consumatori che a loro volta cercano) bottiglie a prezzi stracciati che si ritrovano poi altrettanto stracciati nel calice.

Buon lavoro Claudia!

fv

 

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