Alberto Belluco mi accoglie alla Cantina e Agriturismo “La Roccola” con il consulente Daniele Pizzinato.
Da lì andiamo subito in vigna, perché – come dice lo stesso Alberto – “è dove si fa la qualità“. Si parla delle specificità dei Colli Euganei, delle differenze fra i vigneti situati sui terreni lavico-morenici del Monte Gemola e quelli morenico calcarei del Monte Cinto, dove il Moscato Giallo si esprime con più vigore.

Alberto – ci tiene a precisarlo – gestisce l’intera produzione in azienda, dalla vigna alla tavola: in cantina c’è tutto quello che serve: le vasche, le autoclavi per la spumantizzazione, le botti, il macchinario per l’etichettatura e pure una sala da pranzo accessoria, così da permettere agli ospiti dell’agriturismo di assaggiare le specialità a due passi dalla cantina.
“Mio padre mi stupisce: è fin troppo permissivo”, scherza Alberto mentre parla del processo di rinnovamento all’insegna della qualità. “Da quando sono impegnato in azienda mi lascia fare. Anche perché, da parte mia, c’è la volontà di valorizzare vitigni e specificità dei Colli Euganei. Purtroppo, qui da noi, non si riesce a fare rete per rilanciare i nostri prodotti, che hanno caratteristiche uniche, al di là della vulcanicità dei suoli che, sicuramente, conferisce un plus”.

Insomma, c’è un gruppo di giovani che, sui Colli Euganei, vuole cambiare una mentalità forse chiusa, legata al vino come semplice prodotto e non come eccellenza da promuovere e comunicare.
“Penso che il lavoro e la mentalità delle generazioni precedenti non siano da riformare completamente”, aggiunge l’enologo coneglianese Daniele Pizzinato. “Questi ragazzi devono soltanto innovare, tenendo conto dei valori e della cultura del lavoro dei padri e dei nonni”.
Claudia Veronese che ci raggiunge in cantina per condividere una degustazione alla cieca, racconta delle difficoltà di trasmettere al consumatore le tipicità esclusive dei Colli Euganei. “Ma non voglio essere pessimista, di mancanza di fiducia ne sento già troppa e mi dispiace. Stiamo iniziando a collaborare, a farci forza l’uno con l’altro: abbiamo formazioni diverse (Claudia ha studiato Commercio Estero all’Università Ca’ Foscari e Wine Marketing and Management a Firenze mentre Alberto si è formato alla facoltà di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Padova – con sede a Conegliano – ) e proprio per questo possiamo dare il nostro contributo per trasmettere con maggior forza l’anima dei nostri vini, che non temono confronti con altre espressioni territoriali. È dura, certo, ma è una sfida che vogliamo intraprendere tutti uniti”.

Claudia, che sta prendendo in mano l’azienda Vigna Vecchia di Valnogaredo, e Alberto stanno lavorando sulla valorizzazione dei singoli vigneti e sulla possibilità di confrontare fra loro etichette e filosofie aziendali.
Interessante, infatti, è il confronto fra i Merlot (seppure di annate diverse) di Vigna Vecchia e La Roccola: più beverino e regale il Merlot di Claudia, più espressivo e dinamico il corrispondente di Alberto. Si passa poi ai tagli bordolesi, con il “Maroneria “di Alberto, 60 % Merlot e 40 % Cabernet, morbido e speziato e “Nogareo” di Claudia, con Merlot e Cabernet a dividersi la posta in palio, rigoroso e diretto.
Vini, quelli appena degustati, che hanno carattere, identità e, soprattutto, grande riconoscibilità.
I bianchi e le bollicine di Alberto sono altrettanto particolari: lo Chardonnay sembra una mosca bianca fra le interpretazioni “lignee” dei Colli (matura in acciaio): c’è acidità, dinamicità, un tocco salino particolarmente persistente mentre il Serprino frizzante è sorprendentemente largo ed elegante con una bollicina particolarmente fina.
Il 100% Raboso spumante “il Battista” è una bella sorpresa: la lunga permanenza sui lieviti per un Metodo Charmat (6 mesi), riesce a rendere piacevole ed elegante l’irriducibile rusticità del vitigno.

Ed è sorprendente pure il Moscato Giallo, con i sentori tipici ammorbiditi da un floreale particolarmente piacevole, soprattutto in bocca.
Al di là delle degustazioni che, lo dico senza “se” e senza “ma” sono state convincenti – forse il vino che mi ha “stupito” meno è il Moscato giallo – la cosa che mi ha colpito di più di Alberto e Claudia sono state l’umiltà e la voglia di emergere.
Purtroppo nel territorio dei Colli Euganei, lo abbiamo detto più volte, esistono almeno tre velocità nella produzione e nella comunicazione del vino. C’è chi, addirittura, ne rinnega l’appartenenza perché il “brand” Colli Euganei non porta clienti.
In questo mare magnum di idee e mentalità – trascinato purtroppo da una locomotiva non sempre basata sull’umiltà e l’empatia – sta nascendo una nuova generazione di giovani che hanno compiuto studi specifici e che, sicuramente, porteranno freschezza, nuova linfa e, come dicono al di là della Manica, il know how. La tradizione c’è, la voglia pure: ragazzi, tocca a voi!
fv