Metti un sabato in cantina, parte 1 / Josef Reiterer, lo Zeus delle bollicine italiane

Meltina è un piccolo paesino di montagna, a 1200 metri, fra Bolzano e Merano. La vita qui parla tedesco, i tetti sono uno specchio del Tirolo, l’aria è frizzante, una botta di vita.

Meltina è una meta obbligata per gli appassionati del Sudtiroler Sekt ma più in generale anche del Metodo classico. E’ una sorta di tempio delle bollicine. Nel silenzio delle montagne e del lavoro ci si imbatte in Arunda Sektkellerei, “la nostra piccola aziendina” come la chiama il padrone di casa, uno di quei personaggi che hanno scritto pagine importanti nel mondo del vino: Josef Reiterer.

Sepp si forma enologicamente in Germania, poi si trasferisce a Milano dove commercia macchinari per cantine.

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Josef Reiterer

Ma nel suo cuore, complice la moglie Marianna, c’è la voglia di produrre metodo champenoise. Inizia con una piccola produzione: ne esce un capolavoro in poche centinaia di bottiglie.

Il resto è leggenda.

Josef è silenzioso, apparentemente austero. Accoglie me e Nicola Merotto, enologo e produttore di Valdobbiadene Docg, con garbo e compostezza. Poi, fra le pupitres e i macchinari per l’imbottigliamento, diventa sempre più amichevole, pur mantenendo quell’aura di precisione, verticalità e coscienza che, più tardi, ritroveremo nelle sue etichette.

“Arunda” è un nome di derivazione celtica il cui significato si perde nella notte dei tempi. Perfetto per identificare uno spumante italiano ma anche internazionale: 130.000 bottiglie, 12 cuvee, un’unica testa e un unico cuore, quello di Josef.

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La cantina

In cantina c’è anche Michael “Muggi”, artista che ha disegnato e firmato quella che, a mio parere, non è un’ etichetta ma l’ etichetta più emozionante di casa Reiterer, la “Cuvee Muggi”.

Quando ci ritroviamo nella sala degustazione, Reiterer si siede su una sedia e inizia a fare scuola. Con l’immancabile grembiule blu. Conosce perfettamente tutti i suoi prodotti, li tratta come figli, ne riconosce eventuali limiti, sempre che di limiti, negli spumanti di Arunda, si possa parlare.

Arunda si serve delle migliori basi della zona di Terlano, Salorno, Appiano, Cornaiano, giusto per citare alcune zone. Le lavora con maestria, unendo vitigni, annate, peculiarità, anime.

Arunda Brut (Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero), per esempio, è l’etichetta “base”: destinato alla clientela mainstream, eccelle per equilibrio, fra la mela e il lievito, la pesca e la finezza della bolla. Se fosse un compito in classe, sarebbe un 7.5 senza se e senza ma.

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I vini

Arunda Extra Brut (Chardonnay, Pinot Nero), trova nel dosaggio “zero” la sua forza. Perlage finissimo, ancora mela in primo piano, verticalità che non “svacca” nell’ovvio. Senza dubbio fra gli spumanti “quotidiani” più buoni in circolazione.

Arunda Blanc de Blanc (Chardonnay in purezza) è struttura, è legno (passaggio in barriques) accarezzato con eleganza e bevibilità da brividi. Finale di una persistenza e di un’eleganza estremi.

Con la Cuvee Marianna e la Cuvee Muggi si raggiungono probabilmente livelli estremi. Marianna – etichetta dedicata alla moglie – (80% Chardonnay con passaggio in barriques) e 20 % Pinot Nero) fa sentire il lievito (circa 48 mesi), la noce, la pesca e un ché di tropicale. Pesca e mela che ritornano nella Cuvee Muggi (Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero), bollicina potente ma che va dritta al punto. E il “punto” è l’eccellenza.

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Meltina

Si riparte dalla Riserva 2013, prodotto che si esprime sugli equilibri fra Chardonnay e Pinot Nero, con i frutti rossi che fanno capolino fra le note eleganti del vitigno principe. Phineas, con passaggio in anfora, è una chicca fra complessità e una la nota ossidativa che ricorda la Champagne.

I due Rosè aziendali – Rosé Brut (50% Chardonnay e 50% Pinot Nero) ed Excellor (100% Pinot Nero)  – sono macchine perfette, destinate a raggiungere pubblici “pop” e palati allenati. Armonia, delicatezza.

Insomma, si potrebbe dire ancora tanto di Josef e dei suoi Metodo Classico. C’è qualcosa di speciale, lassù, che dopo la visita resta. Ed è la capacità di esprimere il rigore, la fedeltà al proprio territorio e alla propria identità. Josef è un “mostro sacro” del vino. Le sue bollicine sono uniche. Sono massicci montani, brezze del mattino. Sono vita.

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