Se c’è un vitigno fra quelli, per così dire, non convenzionali che mi ha convinto di più nella veste spumante è proprio il Verdicchio. Entrambe le espressioni assaggiate sinora – rigorosamente metodo classico – mi hanno entusiasmato senza “se” e senza “ma”.

Verdicchio che, nelle Marche, sulle colline fra Jesi e Matelica, trova le caratteristiche pedoclimatiche migliori per dare origine a uve (e vini) pregevoli.
Pare che le uve Verdicchio siano state introdotte nelle Marche nel medioevo da viticoltori veronesi. Verdicchio che sarebbe dunque il fratello gemello dei Trebbiano di Soave e Lugana, pur differenziandosene soprattutto sotto il profilo olfattivo.
Ma ciò che ci interessa è la grandissima eleganza che i vini da uve Verdicchio riescono ad esprimere nella versione champenoise.
Fra i produttori più in vista di questo splendido vino c’è sicuramente Socci, piccola realtà di Castelplanio (provincia di Ancona), a 350 metri s.l.m. dove viene prodotto il Verdicchio dei Castelli di Jesi.
L’ Azienda Agricola Socci, nata nel 1973 dalla passione di Umberto Socci, è ancora oggi una delle migliori realtà marchigiane grazie all’impegno di Marika, che sulla collina di Montedeserto, non senza lungimiranza, dinamismo e bravura, è riuscita a valorizzare un terroir semplicemente speciale.
Ma nei vini di Socci c’è il cuore e una bella storia.
Quella della stessa Marika che, come tanti giovani, cercava un posto di lavoro in grado di assicurarle indipendenza economica, a costo di intraprendere un’attività lavorativa di consuetudini e abitudini. Il destino ha fatto il resto: la crisi economica le ha tolto il lavoro ma non la voglia e l’orgoglio. Ed ecco che, realizzando così gli auspici di papà, per Marika si sono spalancate le porte dell’azienda di famiglia.

Marika è poi riuscita a portare Socci e i suoi vini in tutta Italia, facendoli conoscere, apprezzare, amare!
L’assaggio. Abbiamo assaggiato Peter Luis, metodo classico da uve Verdicchio (vendemmia 2015, 33 mesi sui lieviti): giallo paglierino, naso di agrumi e frutta bianca. In bocca la bollicina si fa sentire: attacco croccante, con agrumi, ritorno di frutta bianca e mandorla dolce e una buonissima persistenza.
L’abbinamento perfetto? Un bel piatto di mazzancolle in saòr.