Ammetto che il mio rapporto con i Colli Euganei – in fatto di vino – non è mai stato così facile.
Nell’ultimo anno, però, ho iniziato a scoprire importanti realtà, confrontandomi con i produttori conosciuti su varie questioni: la prima è sicuramente la mancanza di uniformità fra etichette.
Non c’è infatti un vino che si possa comparare fra 20-25 aziende, eccezion fatta per il “Fior d’Arancio” spumante. La seconda è comunicativa, visto che – nelle guide più autorevoli – i Colli Euganei vengono legati ai Berici, pur essendo quasi due mondi – sotto il profilo pedoclimatico ed enoico – distinti. La terza è che, sicuramente, non c’è mai stata una vera e propria squadra di produttori uniti per lanciare in orbita i “VINI DEI COLLI EUGANEI”, anche se negli ultimi tempi gli individualismi sembrano aver lasciato spazio a gruppi di vignaioli volenterosi e affiatati.
Fra le aziende che mi hanno permesso di conoscere meglio il patrimonio enologico euganeo c’è sicuramente Tenuta Gambalonga, realtà che, negli anni ’80, ha iniziato a investire con entusiasmo e ambizione su filari e botti. A dirla tutta, la tradizione nel mondo dell’agricoltura e dell’allevamento della famiglia Gambalonga parte da lontano: nel 1902, nello splendido anfiteatro di Cinto Euganeo, si parlava già di vino buono ma è con Emanuele che, in cantina, si è iniziato a parlare una sola lingua, quella dell’attenzione e della cura dei dettagli, fra metodi all’avanguardia, un occhio alla sostenibilità ambientale e alla tradizione tramandata dagli avi. Il resto lo fa l’esuberanza del terroir euganeo che, grazie all’origine vulcanica, conferisce al vino peculiarità inconfondibili.
Ma il buon Gambalonga lo si può considerare anche un innovatore del Moscato Giallo grazie a “Vulcano”, nome tanto evocativo quanto rappresentativo di un prodotto – assaggiato da noi in anteprima – che si pone con ambizione nel panorama degli spumanti padovani.
Ma partiamo dal Moscato Giallo, vitigno aromatico che fa parte della grande famiglia delle uve moscato (bianco, moscatello di Saracena, di Terracina, moscato rosa altoatesino, moscato di Scanzo, moscatello selvatico e di Alessandria). Pare che il vitigno sia giunto in Italia con i Greci. I romani l’hanno poi coltivato dal II secolo a.C. prima della grande diffusione nel nord Italia con i mercanti veneziani.
“Vulcano” di Tenuta Gambalonga è uno spumante metodo charmat (70 giorni in autoclave per una bollicina pulita e fine) di Moscato Giallo tipologia brut (residuo zuccherino 9 g/l). Il naso del vitigno Moscato non si nasconde, ma sembra equilibrato e invitante. In bocca la scelta della tipologia più “secca” asciuga le sensazioni olfattive, rendendo “Vulcano” beverino, mai stucchevole, leggero e adatto all’aperitivo.
Le altre etichette di Tenuta Gambalonga che meritano sicuramente un assaggio sono “Jelmo”, un Colli Euganei Fior d’Arancio Secco, il Serprino Spumante e il Raboso, vino rosso per tutti i giorni.