Una giornata fra i vignaioli della Champagne: F. Bergeronneau Marion

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La famiglia Bergeronneau

Ville-Dommange è un villaggio di 400 anime incastonato fra i vigneti della Champagne.

Pinot Meunier, Chardonnay e Pinot Nero dominano i sali scendi fra Epernay e Reims, interrotti da piccoli campanili, vecchi casali in pietra, villette e cantine dei piccoli produttori della zona. Sono loro che danno vita al vino più famoso del mondo nella sua dimensione più rustica e avvincente.

Fra questi c’è F. Bergeronneau Marion, piccola Maison della Montaigne de Reims che produce circa 60-70 mila bottiglie all’anno. L’azienda è gestita da Florent Bergeronneau (con la moglie Marion e i figli Fabien e Virginie), che dal padre François ha ereditato la passione per il lavoro in vigna (con una tradizione che ha inizio addirittura nel 1590).

In questa zona, solitamente, i vignerons conferiscono

IMG_1231le uve alle Grandi Maison, quelle che – per capirci – dominano le Avenue di Epernay e Reims.
C’è una canzone di Peppino di Capri che dice “Champagne, per brindare a un incontro!”. Così devono aver fatto Florent Bergeronneau e Veronique Marion, lui nativo di Ville-Dommange, lei di Trigny (paesino alle porte di Reims). O viceversa, è stato proprio il loro incontro a dar vita a alla piccola Maison F. Bergeronneau Marion, che produce il celebre spumante nella cantina situata a 50 metri a piedi dalla villetta di famiglia.

Una settantina di parcelle (50 % Pinot Meunier, 25 % Chardonnay e 25 % Pinot Noir) e lavoro certosino in cantina sono la base per ottenere le 12 etichette dell’azienda, dal Brut Tradition al Clos de Bergeronneau, che prende il nome dalla parcella delimitata alla quale si accede attraverso una cancello in ferro battuto.

Resta da capire come un piccolo produttore come F. Bergeronneau Marion riesca a farsi conoscere nel marasma di etichette e Maison da Reims ad Ay fino ad arrivare all’Aube, che si trova  a 70 km dal cuore della Champagne. Ce lo spiega Virginie Bergeronneau:

«Per noi è importante il passaparola e l’esposizione ai Saloni del vino» spiega la giovane figlia di Florent Bergeronneau, che ha perfezionato gli studi in enologia e viticoltura e che ora si occupa di quel micro-turismo che si sta sviluppando nella valle dello Champagne. «Sono sempre di più le persone che decidono di trascorrere un week-end in zona per visitare le cantine» prosegue. «Non è ancora un turismo molto sviluppato ma permette anche ai piccoli produttori come noi di farsi conoscere».

«In ogni caso», prosegue Virginie. «Siamo contenti perché grazie alla buona qualità delle uve e al lavoro attento in cantina otteniamo bollicine da godere fino all’ultimo sorso e magari anche un po’ di più, visto che non provocano quei fastidiosi mal di testa dati dall’uso talvolta smodato di solfiti».

Virginie è molto precisa nello spiegare le varie fasi della produzione dello Champagne. Racconta come la strumentazione tecnologica abbia sostituito il metodo del remuage (che si utilizza ancora per le etichette più particolari), ma anche quanto il nonno François abbia fatto per tramandare ai figli i principi di una coltivazione della vigna attenta, rispettosa del territorio e della tradizione (Bergennerau F. Marion fa parte dei vignaioli indipendenti).

L’orgoglio e la dovizia con la quale vengono illustrate le tappe della spremitura delle uve fino alla rifermentazione in bottiglia la dicono lunga sulla voglia di emergere di questa piccola-grande realtà.

blanc-de-blancs Che ritroviamo nelle etichette degustate, come Brut Blanc de Blancs (100 % Chardonnay): all’assaggio è risulta un vino molto fine, con quella maestosa eleganza completata da una spiccata acidità. Ci sono erbe e fiori, quel tratto agrumato che finisce per esaltare il lato più austero e vinoso. Questo Blanc de blancs è perfetto per un aperitivo a base di pesce o uramaki.

 

 

cuvee-saint-lieCuvée Saint-Lié (50 % de Chardonnay, 40 % de Pinot Meunier et 10 % de Pinot Noir), con la crosta di pane che emerge vigorosamente ma poi si sfuma in una grande complessità aromatica. Sostiene perfettamente una cena di pesce dall’antipasto di cozze, ostriche, vongole alla grigliata di mare.

 

 

grande-reserveInfine, il Grand Resérve Brut Premiere Cru (60% Pinot Meuner, 30 % Pinot Noir e 10 % Chardonnay) dove il fruttato del Meunier la fa da padrone, spicca la mineralità, con uno speziato che incuriosisce e rivela grande rusticità.

 

 

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Francesco Vigato

 

Si ringraziano Virginie Bergeronneau per la visita della cantina e Chiara Giarracca (qui potete visitare la sua pagina dedicata) per le traduzioni dal francese. 

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