Mi è capitato di leggere su una pagina Facebook dedicata alla viticoltura un post, peraltro scritto da un compaesano, che mi ha fatto saltare sulla sedia.
Si trattava di una foto con didascalia:
“Cabernet su roccia vulcanica. Meglio questo o il prosecco di prateria da 500 quintali per ettaro?”
Al di là della comunicazione discutibile (criticare i prodotti altrui non è un modo per promuovere e valorizzare i propri) penso che chi produce su terreni vulcanici – e gli amici vignaioli dei Colli Euganei concorderanno con me – dovrebbe prestare un po’ più di attenzione alle boutade. Dalle nostre parti, su roccia vulcanica, di vino di qualità medio-bassa o bassissima se ne produce a valanghe, Cabernet incluso. Lasciamo perdere, dunque, le provocazioni sulla Glera (Prosecco), altro vitigno con il quale non è che (spesso) si facciano dei capolavori e, lo ripeto, sempre sulla decantatissima – giustamente – “roccia vulcanica”!
Dispiace, comunque, che a postare queste considerazioni sia chi produce o chi lavora sui Colli Euganei, territorio magnifico ma che, purtroppo e in molti casi, non viene degnamente rappresentato dal punto di vista enologico.
Fortunatamente, però, ci sono aziende in grado di raggiungere picchi di eccellenza i cui rappresentanti non hanno tempo per le sparate sul web.
Ritengo infatti una caduta di stile il confronto con un mondo in cui, e per usare un ipse dixit, prima di guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello, bisognerebbe accorgersi della trave nel proprio occhio.
Parto proprio da questo spunto di riflessione per raccontarvi la Confraternita di Valdobbiadene. Questa realtà opera dal 1946 per la valorizzazione e la promozione della cultura enologica del territorio e delle sue produzioni. Il mondo del Prosecco – sicuramente molti di voi lo sapranno – è piuttosto ampio. Ma c’è una zona dove è Superiore proprio perché le caratteristiche pedoclimatiche permettono al vitigno Glera di dare il meglio di sé.
Il Prosecco – e si intende sia il DOC prodotto in 9 Province tra Veneto e Friuli sia il DOCG di Asolo e Conegliano Valdobbiadene – sta vivendo un momento di grande successo che, com’è fisiologico, si porta dietro problematiche e “politiche del vino” non trascurabili. Ma non ne parleremo in questa sede.
Le bollicine trevigiane, come stabilito dalla Confraternita di Valdobbiadene, devono custodire e raccontare il territorio, presentando nel calice una serie di caratteristiche ben definite. Ogni anno, infatti, tra i vari confratelli produttori, viene selezionata da 27 enologi – con una degustazione alla cieca – una bottiglia di Conegliano Valdobbiadene. Saranno poi 5 mila le “unità” prodotte ed etichettate con lo stemma della Confraternita. Distribuita nella tipologia “Extra Dry”, la Bottiglia della Confraternita vendemmia 2018 porta la firma del noto enologo e Gran Maestro Loris Dall’Acqua: il vino si presenta nel bicchiere con un perlage fine e persistente. Al naso esprime sentori floreali (fiori bianchi) e fruttati (mela, pera e pesca) mentre in bocca si rivela armonico, delicato, con gli agrumi che ne esaltano la freschezza.
Insomma, chi vuole assaggiare il vero Prosecco Superiore, un prodotto fortemente legato al territorio, alla tradizione e alla qualità, può assaggiare la Bottiglia della Confraternita di Valdobbiadene e può inoltre organizzare una giornata in collina per assaggiare (facendosi guidare da chi lavora duramente in vigna e in cantina per offrire prodotti di qualità e non chiacchiere da bar) i veri Conegliano Valdobbiadene Docg.
Tutto il resto è noia!