
Lo ammetto: ho un debole per l’Azienda Agricola Balter. È stato uno dei miei primi assaggi di Trentodoc e, di questo ne sono certo, la prima visita di una cantina del Trentino.
I 10 ettari di vigneto di Balter si trovano nelle vicinanze del magnifico castelletto che domina la città di Rovereto. Nicola e Giacomo Balter sono vignaioli tosti e certosini, Clementina – la mente commerciale di casa – è responsabile amministrativa e ambasciatrice delle etichette aziendali.
Negli anni “Clem” è riuscita a far conoscere gli spumanti Balter (che produce anche ottimi vini fermi, rossi e bianchi) con grande tenacia e conoscenza delle dinamiche, diventando esponente di spicco de “Le Donne del Vino”, associazione costituita da produttrici, enologhe, sommelier, ristoratrici o comunque comunicatrici del mondo del vino.
Con lei abbiamo parlato della promozione delle bollicine Trentodoc e delle etichette dei piccoli produttori. Ecco cosa ci ha raccontato…
Clementina Balter, come si trasmette al consumatore la propria filosofia aziendale?

«Penso che la cosa migliore sia attirare turisti e appassionati in cantina. Mostrare il luogo di produzione, il vigneto e ovviamente la cantina è il modo migliore per far vedere ciò che sta dietro a quella che potrebbe sembrare una semplice bottiglia di spumante. Vogliamo far capire a chi si avvicina alla nostra realtà che non siamo un’industria e che teniamo al nostro territorio, che è pure quello in cui viviamo 365 giorni all’anno».
A quanto pare, dunque, le degustazioni e le rassegne enogastronomiche non bastano …
«Sono importanti, certo, ma la cosa migliore è farsi trovare in cantina, soprattutto nel week-end, quando la gente non ha impegni di lavoro e può dedicarsi alle visite. Alle varie kermesse noi potremmo dire che la nostra è l’azienda più bella del mondo e che pratichiamo questo o quel tipo di agricoltura. Invece no: la visita è un modo trasparente per presentarsi».

I piccoli produttori della Trentodoc quanto soffrono la “concorrenza” con la Franciacorta?
«Anche se il Trentino ha iniziato prima a produrre bollicine, non è mai riuscito a comunicarlo a dovere. Noi trentini siamo come piccoli orsi di montagna che facciamo le cose fatte molto bene ma non lo diciamo a nessuno. Negli ultimi anni, però, la Trentodoc si sta facendo valere alla grande. Si è fatta largo l’idea che le nostre bollicine non sono soltanto un’alternativa a quelle bresciane ma proprio una realtà d’eccellenza. In questo senso, gli agenti svolgono un grande lavoro, ma non dimentichiamoci internet».
A proposito: quanto “pesa” il web nella promozione del vino?
«Tantissimo. Non si può fare a meno un sito web per la presentazione dei prodotti o anche solo per elencare i contatti aziendali. Poi ci sono i social, che servono a far conoscere le iniziative e a raggiungere i nostri clienti. Noi, per esempio, organizziamo ogni anno l’evento “Briciole in Prato”, al quale partecipano moltissimi roveretani ma che permette pure a tutti gli interessati di visitare la cantina. Insomma, il web è un mezzo fondamentale e lo sarà sempre di più in futuro».
Francesco Vigato