Chiamatelo wine-maker, cantiniere, produttore, enologo.
Perché non importa questo o quell’appellativo quando si ha voglia di cambiare il trend,

di portare le proprie conoscenze per dare lustro a una denominazione, quella dell’Alta Langa Docg, ancora esclusa dalla voce “SPUMANTI” delle carte dei vini.
Ci sta provando, con ottimi risultati, Matteo Giribaldi, 33 anni, nuova leva dell’Azienda Agricola Mario Giribaldi. Sua la “sfida” di far emergere le bollicine – il cui mercato è già ampiamente coperto da Franciacorta e Trentodoc – nel paradiso dei migliori vini rossi, il Piemonte, fra Barolo e Barbaresco.

«Quando mio padre iniziò a parlarmi di Metodo Classico ero molto titubante» racconta Giribaldi. «La vedevo come una scommessa, un rischio, un costo! Ma forse, a bloccarmi, era soltanto l’inesperienza perché produrre con Metodo Champagne, nella pratica, è decisamente più complicato rispetto a quando lo si studia alla scuola enologica». «In seguito», prosegue, «ho iniziato ad elaborarlo, e con me altri giovani produttori, con la volontà di portare qualcosa di diverso rispetto agli Alta Langa già sul mercato, sfruttando al massimo un territorio che presenta colline di circa 450, 500, 600 metri di altitudine, come le nostre di Rodello, che permettono di valorizzare la componente acida dello spumante. Inoltre, questo territorio, per la sua conformazione, può dare grande struttura e longevità ai propri vini».

Pinot Nero e Chardonnay sono i vitigni più utilizzati produrre Metodo Classico. Uve che richiedono un lavoro delicatissimo in vigna: «Per produrre bollicine è necessario avere grappoli perfetti, al 100% della forma» spiega il giovane enologo. «Il resto del lavoro avviene in cantina, dove la vinificazione deve essere ben curata, l’uso dei solfiti ridotto al minimo, il riposo sui lieviti, come da disciplinare, non inferiore ai 30 mesi».
Tuttavia, di Alta Langa Docg non se ne producono più di 1 milione e mezzo di bottiglie (fra tutti i produttori del Consorzio) e, dalle parti di Rodello, costituisce ancora l’8-10% delle vendite.
«Siamo contenti perché, comunque, è un’etichetta che sta prendendo piede, grazie al passaparola e alle degustazioni che vengono organizzate in zona» chiude Giribaldi. «L’Alta Langa ha grandi potenzialità, un grande territorio e grandi vini. Ora vogliamo che ci siano anche delle ottime bollicine. La qualità non manca».

Giribaldi produce un metodo classico ottenuto da Chardonnay (60%) e Pinot Nero (40%). Il giallo dorato strizza subito l’occhio, ma colpisce la potenza, sia al naso che al primo sorso, che lascia in secondo piano la crosta di pane per dare spazio a sentori più fruttati. Il finale è minerale e molto salato. Più che da aperitivo, è una bollicina che può sostenere tranquillamente un piatto di bigoli con ragù d’anatra oppure una tagliata di tonno al sesamo.
Francesco Vigato
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