Quando si parla di Ferrari le aspettative sono sempre altissime.
Un po’ perché l’azienda spumantistica di Trento ha abituato appassionati e addetti ai lavori a prodotti di spessore, conosciuti a livello internazionale e capaci di tirare per la giacchetta i giganti della Champagne (soprattutto il “Giulio Ferrari Riserva del Fondatore”), e un po’ perché la linea Perlè, nelle sue varie declinazioni, è sempre riuscita (e riesce ancora) a soddisfare tutte le fasce di pubblico, dai consumatori esperti ai neofiti del perlage.

È innegabile che per il Trentodoc Perlé Zero, lanciato a fine settembre dalla famiglia Lunelli con un fitto programma di eventi e degustazioni, l’attesa e la curiosità fossero ai massimi livelli.
Questo perché la nuova etichetta – gradevole per design e modernità (realizzata dallo Studio Robilant Associati) – va a stuzzicare i puristi della bollicina, che si stanno orientando sempre di più verso il magico mondo degli spumanti “non dosati”, particolarmente sinceri nel raccontare il territorio di provenienza proprio per l’assenza di quel filtro aromatico rappresentato dallo sciroppo di dosaggio (o liqueur d’expédition).

Per conferire maggiore complessità al Perlé Zero, 100% Chardonnay di montagna, gli enologi Ferrari hanno sfruttato più materiali: le basi spumante, infatti, hanno trascorso un periodo in contenitori d’acciaio, in grado di esaltare la potenza del frutto, e nelle botti di legno, veicoli di eleganza e complessità gustativa. Infine hanno riposato in bottiglia, la vera anima del Metodo Classico, restando a contatto con i lieviti per ben sei anni.
Perlé Zero, imbottigliato nel 2010, sfrutta un “mosaico” di millesimi: il 2006, 2008 e 2009 (annate peraltro eccellenti). In etichetta, infatti, spicca la dicitura “Cuvee ZERO 10”.
Il nostro assaggio. Il Trentodoc Ferrari Perlé Zero si fa apprezzare per l’ esemplare

esplosività olfattiva. Ci sono gli agrumi, la frutta tropicale ma anche note speziate. Il sorso è complesso, pieno, sapido, intrigante. Essendo una bollicina impegnativa, si presta ad abbinamenti con piatti elaborati a base di pesce ma anche arrosti e carni allo spiedo. Insomma, l’entourage Ferrari ha voluto firmare uno spumante “estremo”, con l’intenzione di farsi largo nell’Alta ristorazione, senza fermarsi così all’altrettanto nobile happy hour. Come una canzone bella ma sofisticata, Perlé Zero merita di essere “ascoltato” più volte, per carpirne gli aspetti più profondi e significativi.
Francesco Vigato