Ho conosciuto Martino Tormena, giovane produttore della Valdobbiadene D.O.C.G., quasi per caso, visitando il profilo Instagram della sua azienda. Ho poi avuto modo di conoscerlo personalmente e di condividere pensieri e impressioni, tra un calice e l’altro (ovviamente!).

Martino è stato fra i primi a credere nei social network non tanto come mezzo per pubblicizzare per le (ottime) etichette – impazzisco per il suo Extra Dry – della Cantina Mongarda di Col San Martino (TV) quanto piuttosto per diffondere un modo di raccontare il vino basato sui valori contadini trasmessi dai genitori e dai nonni, con lo sguardo comunque rivolto verso il futuro: il Prosecco come espressione della natura, come “alimento”. Come simbolo di convivialità e semplicità.
Con lui abbiamo affrontato l’argomento degli abbinamenti cibo-spumante. Ecco le sue risposte …

Partiamo dal Valdobbiadene D.O.C.G. Per quale motivo il mercato inizia ad apprezzare vini più secchi? La tipologia “Brut” (residuo zuccherino < 12 g/l) fa perdere la caratteristica versatilità del Prosecco Superiore di Valdobbiadene, diffusissimo nella versione “Extra Dry” (residuo zuccherino fra 12 e 17 g/l)?
«Il consumo di bollicine ora non è più esclusivamente concentrato nel momento dell’aperitivo. Molte volte il vino spumante lo si abbina all’intero pranzo o alla cena. In più, col cambiamento climatico, le annate sono sempre più calde, l’acidità dei vini è minore e quindi l’equilibrio del vino si raggiunge con minor residuo zuccherino. Questi fattori, assieme alla costante crescita della cultura dei consumatori sul vino e sul Prosecco Superiore, ha permesso di aumentare la produzione delle tipologie più secche come il Valdobbiadene DOCG Brut. A mio parere, più che di perdita di versatilità credo che stia accadendo proprio il contrario».
Il momento dell’aperitivo. Solitamente si parte dalle patatine per poi arrivare ai “cicchetti” , sempre più diffusi nelle nostre enoteche. Quali etichette scegliere per un aperitivo alla veneta con sarde in saor o baccalà mantecato?

«L’aperitivo è un dei momenti che preferisco. È diventato simbolo di convivialità, leggerezza e divertimento. Infatti, molte volte ci si dilunga talmente tanto che si salta la seduta al tavolo e si prosegue con l’apericena! A me piace sbizzarrirmi con abbinamenti curiosi. Quindi, più che trovare il vino perfetto per quel cicchetto – spesso faccio il contrario perché scelgo il cicchetto in funzione del vino -, cerco prodotti mai assaggiati e soprattutto cerco di capire se l’azienda che lo produce ha un’etica in quello che fa oppure no. Essendo io stesso un piccolo produttore preferisco assaggiare i vini di chi come me è impegnato dalla vigna alla vendita»
I dolci e il vino. Bollicine sì o bollicine no?
«A fine pasto preferisco il passito, un vino che, fra l’altro, potrebbe già bastare come dessert! Il gusto esplosivo di un passito è in grado di esaltare qualsiasi crema, cioccolata calda/fredda, gelato e pasticceria secca oltre che reggere l’abbinamento con formaggi e mostarde che molti preferiscono al vero e proprio dolce alla fine del pasto. Naturalmente per accompagnare un momento celebrativo come spesso accade quando si è a tavola, non c’è di meglio che una buona bollicina!»
Se volete, scrivete qui sotto i vostri abbinamenti cibo-spumante. Oppure, seguite la pagina Facebook “Vita, calcio e bollicine”!
Presto nuovi approfondimenti.
fv