Arriva quella sera in cui vi sentite un po’ Carlo Cracco e vi salta in mente di organizzare una cenetta a casa vostra. Non importa se siete cavalieri o donzelle, è comunque un bell’impegno, perché un errore potrebbe esservi fatale. Per esempio una pasta scotta o un pescetto curato male potrebbe farvi perdere dieci punti simpatia. Tralascio la preparazione del cibo, dove rischierei di dire una marea di cavolate, qualcosina in più posso raccontarvi sulla scelta del vino. Ammesso che una cenetta a lume di candela si può accompagnare tranquillamente con una bella bottiglia di acqua minerale ( magari il partner/amico è astemio), mi permetto di guidarvi all’acquisto del vino. Volete andare sul sicuro ? Niente di meglio delle bollicine. Possono andar bene anche se dovete cucinare, causa dieta o abilità limitate, una bistecca di tacchino, o un piatto di pasta in bianco. Non preoccupatevi. Tra l’altro, e questo forse non lo sapevate , gli spumanti hanno proprietà digestive, vasodilatatrici, diuretiche, antidepressive e tranquillanti. Insomma, ‘na botta de vita.
Ci sono migliaia di tipologie, denominazioni e marche spalmate sugli scaffali dei supermercati o nelle enoteche. Tutto sta nel saper scegliere, senza rischiare di prendere cantonate, sia a livello economico, sia a mal di testa del giorno dopo. E’ risaputo, infatti, che il vino scadente provoca emicrania anche se non se ne è bevuto tanto. Come dico sempre, meglio poco ma di qualità.
Bene, per farla facile vi riassumo in poche righe che tipologie di bollicine possiamo trovare: Prosecco veneto (Doc, Docg), Franciacorta (Dogc), Trento Doc, Champagne. Escludo Moscato d’Asti, Fiori d’Arancio e altri perchè più adatti a dolci e frutta.
Il Prosecco è sicuramente il più accessibile. Se ne trovano di tutti i tipi. Bisogna distinguere, però, in primis la provenienza, in secundis la tipologia. Come sapranno i miei “compatrioti”, il prosecco viene prodotto anche sui Colli Euganei anche se, della nostra zona, vi consiglio il Serprino, un bianco frizzante (non spumante). Il Prosecco di Valdobbiadene-Conegliano rappresenta il «crù» delle bollicine venete. Lo troviamo facilmente negli ipermercati ad un prezzo che va dai 3 a 10 euro circa. Non è detto che il più costoso sia pure il più buono. Non fidatevi mai dei marchi che producono vini da tutta Italia: solitamente la loro vinificazione/spumantizzazione è talmente industriale da stravolgere la composizione dei vini stessi, fin troppo artificiali.
Il prosecco, in base al residuo zuccherino, viene classificato in brut, dry ed extra-dry. Fruttato, agrumato e floreale, il Valdobbiadene è un vino di facile approccio, un successo assicurato. Il brut è da tutto pasto, anche se è un po’ meno amabile. Più duretto, per capirci. Dry ed extra dry, invece, sono perfetti per antipasti di pesce, primi o secondi poco elaborati: un piatto particolarmente ricco d’aromi potrebbe “uccidere” il vino stesso. Io vi consiglio un Cartizze ( ottenuto dalla collina più prestigiosa di Valdobbiadene) che, con il suo residuo zuccherino “dry”, rappresenta l’eccellenza dei vigneti veneti. Il costo della bottiglia, però, è generalmente più alto. Il doppio.
Passando al livello successivo, e non per qualità, c’è il Franciacorta, spumante che proviene dai saliscendi lombardi della provincia di Brescia, ai piedi del Lago D’Iseo. Questo vino, a differenza del Valdobbiadene, è molto più strutturato, in quanto la fermentazione in bottiglia (Metodo Classico), anziché in autoclave (metodo Charmat) privilegia il sentore del lievito. La versione che preferisco è “Saten”, dove la pressione interna della bottiglia non deve superare, per disciplinare, le 5 bar. Il gusto è vellutato e la spuma è decisamente setosa. Gratta meno il palato rispetto ai vari dosage-zero ed extra-brut.
Stessa cosa, seppur con differenze piuttosto marcate che per non annoiarvi non starò qui ad elencare, c’è il Trento Doc che troverete nella versione “Brut”.
Se il/la vostro/a amico/a è particolarmente delicato/a, potete optare per il Rosè. Ne trovate sia di Franciacorta, sia di Trento Doc. E’ un vino ottenuto “mischiando” uva Chardonnay con uva Pinot Nero. Colore e aroma (soprattutto nella versione demi-sec, ad alto residuo zuccherino) piacciono soprattutto alle ragazze.
Il Prezzo? Si aggira intorno ai 15-20 euro a bottiglia. Caretto, eh?
Infine c’è lo Champagne, che vi prosciuga portafoglio (si parte dai 25 fino a cifre astronomiche), vi dà un’aria poco easy, ma vi conferisce eleganza e savoir-faire. E’ un vino molto aromatico dal sentore tipico di crosta di pane: pesce alla griglia, anatra, faraona, pasta con panna, formaggi stagionati sono gli abbinamenti meno audaci. Si trova principalmente nella versione brut. Le marche più famose si pigliano tranquillamente negli ipermercati. Ognuno ha le sue peculiarità ma, essendo molto complesso (e molto buono), potete dare un’occhiata – e qui dico una bestemmia enologica – al prezzo.
Ora tocca a voi, buona organizzazione e buona cucina. E soprattutto, in bocca al lupo.
Fv
ps: nel caso vogliate informazioni più specifiche contattatemi pure! @francescovigato